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Presenza e appartenenza. 4 anni in Kazakistan

Sono ormai passati 4 anni da quando il primo gruppo di Missionarie della Consolata è giunto a Jhanashar, nella Diocesi di Almaty. Suor Claudia, missionaria della Consolata colombiana, apre il suo cuore e ci condivide la sua esperienza dei primi anni nel Paese dell’Asia Centrale.

A fine febbraio abbiamo celebrato 4 anni della nostra presenza come Suore Missionarie della Consolata in Kazakistan. In questo momento c’è tanta gratitudine a Dio per la sua presenza costante lungo il cammino, per il dono della vocazione e la grazia di appartenere a Lui e le innumerevoli grazie percepite in questo cammino.

Guardando la nostra presenza in quest’anni voglio condividere con voi alcune gioie e sfide che ho trovato in questo percorso.  Tutto parte da Dio perché la missione è sua e quanto abbiamo percepito che è Lui a guidare, a farsi presente, ad aprire strade. Nei gesti d’accoglienza e d’ospitalità del popolo in Kazakistan e negli incontri quotidiani, con i nostri vicini e diverse persone che manifestano interesse verso la nostra vita,volendo conoscere qualcosa dei nostri paesi d’origine; c’è un bel senso di familiarità che ti fa sentire a casa e appartenere a questa grande famiglia universale.

Un vivo esempio: per l’anno nuovo è venuta la nostra vicina, la nostra nonna come la chiamiamo nella nostra comunità di sorelle e ha iniziato a chiamare ad ognuna per nome, molto obbediente una ad una è scesa, abbiamo lasciato i nostri lavori e siamo andati a casa sua a prendere il te con lei e salutare la sua famiglia perché non si può iniziare l’anno nuovo senza andare alla casa dell’altro e fare gli auguri e fortificare l’amicizia.

La nostra comunità è aperta ad accogliere, a fermarsi e stabilire dei bei dialoghi con chi viene e chi troviamo, anche questo implica cambiare i piani, abituarsi alle sorprese quotidiane, ma mi fa percepire che il segno della consolazione passa per questa presenza piccola, accogliente e aperta.

Un altra cosa tanto bella è quando stiamo lavorando nell’orto o bagnando i fiori, e ci danno dei consigli, ci mandano delle piantine da trapiantare e che dire: nelle diverse feste o alla domenica sempre arriva un dono da mangiare alla comunità, segno di cura, vicinanza, comunione. Siamo una minoranza come chiesa cattolica, ma ci conosciamo per nome, anche sappiamo dove abitano tanti dei nostri cristiani e altre persone che ci hanno offerto la loro amicizia. Questo appartiene alla grazia di vivere nel villaggio facendo parte di questa vita umile, semplice, quotidiana.

La grande sfida per noi è la lingua russa: sono quattro anni di studio ma sempre c’è una cosa diversa da imparare e anche è vero, in questa lingua quando penso che già la so, esce un’ altra eccezione e unìaltra pronuncia, senza dubbio ognuno fa la sua esperienza nell’imparare una lingua, ma questo sforzo e costanza soltanto può nascere dall’amore a Dio e alla gente, e da questo desiderio di capirci e condividere la vita, quanto Dio opera e fortifica la vita di ogni persona.

Quanta gioia sento nell’ascoltare le storie delle mamme, nonne, bambini: ognuno ha la sua storia con le gioie, le sofferenze e le sfide e poter capirle e sentire che hanno questa fiducia perché siamo una presenza di ascolto, serena senza giudizio.

Ho visto il rinascere materiale delle chiese nei diversi villaggi che accompagniamo, tra ristrutturazione e nuove costruzioni che vanno avanti, l’ambulatorio, il parco giochi nella missione. Vedere la gioia della gente, dei bambini di poter trovarsi in ambienti più degni a pregare, a giocare. Questi ambienti generano vita negli scambi quotidiani; per esempio: i ragazzi che ringraziano della possibilità d’imparare l’inglese, le ragazzine che riescono a suonare l’ukelele, la banda di musica cattolica dei giovani, i diversi gruppi di catechesi nei villaggi, i bambini che giocano a calcio.

Ci sono tanti segni di vita che mi fanno percepire la mano di Dio, la bontà delle persone l’importanza di chiedere a Lui ogni giorno che ci continui a guidare per essere una presenza di consolazione che genera e accoglie la vita nella grazia del quotidiano.

Suor Claudia Lancheros, mc

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