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FIGLIO MIO RICORDATI

FIGLIO MIO RICORDATI…

I sentimenti che madre e figlio provano nel momento di lasciarsi.

 

Uno degli scrittori africani che erano considerati punto di riferimento, nel corso di Antropologia Filosofica, che ho frequentato alcuni anni fa, è il narratore maliano, dell’etnia Fulbe, Ahmadou Hampâté Bâ (deceduto il 15 maggio 1991 ad Abidjan, Costa d’Avorio). Scorrendo, oggi, uno dei suoi libri: Amkoullel, il bambino fulbe, sono colpita dall’attualità, del brano dal titolo  Addio sulla riva del fiume. Un racconto denso e intenso, che narra i sentimenti che madre e figlio provano nel momento di lasciarsi. La madre rimane e il figlio parte, forse non si rivedranno mai più, situazione che, purtroppo, continua a verificarsi ai nostri giorni.

Mi piace riproporre il testo di Hampâté Bâ, e pensare che, i tanti fratelli e sorelle, provenienti dal continente africano, che solcano il Mediterraneo alla ricerca di speranza, e accoglienza anche loro l’avranno ascoltata dalle voci delle loro madri, che con coraggio e una vena di nostalgia, la scandivano con forza, affinché si incidesse nel cuore e nella loro mente.

Narra Ahmadou Hampâté Bâ:  “Il mattino della partenza, mia madre mi accompagnò fin sulla riva del fiume. Per accostarsi all’acqua si doveva oltrepassare una piccola duna di sabbia. Camminavamo tenendoci per mano. Mentre scendevamo col viso rivolto a mezzogiorno, il vento del nord ci faceva aderire i nostri vestiti alla schiena. Mia madre volle salire sulla piroga per verificare di persona che non mancasse niente. Rassicurata, distribuì qualche dono e ritornò sull’argine. Mi strinse la mano e mi trasse in disparte. Mi consegnò cinquanta franchi per le spese del viaggio, poi, prendendomi entrambe le mani mi disse: “Guardami bene negli occhi.” Affondai il mio sguardo nel suo e, per un attimo, come dicono i Fulbe, “i nostri occhi divennero quattro”. Sembrava che quella donna indomabile mi trasmettesse tutta la sua energia attraverso gli occhi. Poi mi volse le palme verso l’alto e, con un gesto di benedizione materna, vi passò sopra la punta della lingua (la saliva nella cultura africana è ritenuta carica di forza spirituale, alla pari delle parole che si pronunciano), per questo viene usata per accompagnare le cerimonie di benedizione e di guarigione.

Quindi cominciò a parlarmi: “Figlio mio, voglio darti qualche consiglio che ti servirà per tutta la tua esistenza di uomo. Tienili bene a mente.” E li enumerava toccando ogni volta la punta di un dito.

  • Non aprire mai la tua borsa in presenza di nessuno. La forza di un uomo deriva dalla sua riservatezza; non bisogna mostrare né la propria miseria né la propria fortuna. La fortuna ostentata attira gelosi e ladri.
  • Non invidiare mai nulla né nessuno. Accetta il tuo destino con fermezza.
  • Sii paziente nell’avversità e misurato nella buona sorte.
  • Non ti giudicare con il metro di chi ti sta sopra, ma di chi è meno fortunato di te.
  • Non essere avaro. Fai l’elemosina ogni volta che puoi, ma falla ai poveri più che ai santoni ambulanti.
  • Fai tutti i favori che puoi, ma chiedine il meno possibile. Fa questo senza orgoglio e non essere mai ingrato verso Dio e verso gli uomini.
  • Sii fedele nelle amicizie e fa di tutto per non ferire gli amici.
  • Non ti battere mai con un uomo più giovane o più debole di te.
  • Se dividi un piatto con amici o sconosciuti, non prendere mai un boccone grosso, non riempirti la bocca di cibo e soprattutto non guardare gli altri mentre mangiano.
  • Non essere mai l’ultimo ad alzarti: indugiare sul piatto è tipico dei golosi e la gola è disdicevole.
  • Rispetta le persone anziane. Ogni volta che incontri un vecchio avvicinalo con riguardo e offrigli un dono sia pure minimo. Chiedigli consiglio e discuti con lui con discrezione.
  • Tieniti lontano dagli adulatori, dalle donne cattive, dai giochi d’azzardo e dall’alcool.
  • Rispetta i tuoi capi, anche religiosi, ma non metterli mai al posto di Dio.
  • Recita regolarmente le tue preghiere. Ogni mattina all’alba affidati a Dio e ringrazialo ogni sera prima di coricarti.

“Hai capito bene?” Sì, Dadda. Stai tranquilla, risposi. “Terrò  bene a mente ogni tua parola per tutta la vita.”

 

Chissà quante madri, anche oggi, ricordano i doveri e le tradizioni ai loro figli, che stanno per solcare i mari affrontando l’incognito, l’insicurezza del viaggio, gli imprevisti cambiamenti di rotta, la fragilità delle imbarcazioni, la solitudine, la paura…

Il testo ricorda e sottolinea i valori, comuni ad ogni persona che anche se  lontano dalla Patria, dalla famiglia e dall’abbraccio rassicurante della madre, deve continuare a coltivare e a vivere.

 

suor Maria Luisa Casiraghi

 

autore: https://it.wikipedia.org/wiki/Amadou_Hamp%C3%A2t%C3%A9_B%C3%A2

fulbe: http://conoscereilmondo.blogspot.com/2009/02/i-fulani-gruppo-etnico-maggioritario.html

 

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