Continuiamo a fare memoria grata per il dono della missione in terra somala, ricordando i 100 anni dall’arrivo delle prime Sorelle.
La missione in Somalia ha avuto uno stile martiriale: di testimonianza con la vita e di sacrificio offerto con amore agli ultimi. La speranza è stata una virtù coltivata e cresciuta nelle Missionarie.
Decine e decine di sorelle si sono consumate come incenso offerto a Dio, nella preghiera, abnegazione, sacrificio, per tracciare un solco nel deserto. Hanno offerto la loro vita per il popolo musulmano con la testimonianza silenziosa di vita evangelica, nel servizio della carità e nel rispetto di ogni persona. Un servizio donato con amore in umiltà, in silenzio, senza pretese, senza attese, fiduciose nella bontà di Dio, rispettando i suoi tempi.
Il Fondatore voleva le sue figlie” Sacramentine”, cioè adoratrici, sempre in unione con Dio, pur donandosi generosamente ai fratelli. Dalla vita di unione con Dio scaturisce la vita e la vitalità della missione.
In questa terra somala bisogna vivere di speranza: ma come?
Dagli scritti di Suor Paola Rossi:
Credendo alla forza creatrice delle parole di Gesù: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi “e vi ho mandate. Una missionaria scelta e mandata che vive fino in fondo la sua vita consacrata, evangelizza con la sua stessa vita. Ella diventa annunzio quando è segno e lievito di giustizia e di amore..
Sperare, sempre sperare, non aver paura di sperare troppo, non solo sperare, ma super sperare, diceva il Padre alle sue figlie. Come sperare quando l’apostolato è sterile, quando addirittura è rifiutato e impedito?
Il seme che costantemente e silenziosamente si getta nei solchi aridi, certamente non andrà perduto, perché è un seme divino irrigato dal sudore di tante sorelle che per anni ed anni con serena speranza hanno umilmente gettato senza chiedere risultati.
La speranza sia l’anima del lavoro di ogni missionaria in Somalia sostenga la loro fatica perché possano offrire con gioia sempre nuova i sacrifici e le sofferenze di ogni giorno.
L’amore apostolico in Somalia consiste in un umilissimo servizio che conosce i fremiti del dolore, che sopporta pesi sudori e fatiche indifferenze durezze di ogni genere.
Il messaggio evangelico può essere solo annunziato mediante l’esempio più eroico, senza parole, con una carità profusa in atti concreti, che il più delle volte non hanno contraccambio.
In Somalia bisogna amare come Gesù “dare la vita” .
Dagli scritti di Suor Paola Rossi