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BIJAGÓ e i riti di iniziazione

POPOLO BIJAGÓ DELLA GUINEA BISSAU

RITI DI INIZIAZIONE: UN TESORO DA CUSTODIRE

L’iniziazione tradizionale, come viene definita da D. da Fonseca (sacerdote guineano), viene compresa come un sistema educativo, il cui obiettivo finale è l’integrazione progressiva dell’individuo nel suo ambiente di vita, aiutandolo a conoscere la sua storia e cultura, al fine di raggiungere una personalità adulta, equilibrata per essere un membro responsabile all’interno della sua comunità. Perciò, l’iniziazione è un processo di integrazione socio-culturale e religioso, necessario per lo svolgimento della vita e delle comunità socio-storiche.

È nel tradizionale processo di iniziazione che viene coltivato un maggiore interesse per la conoscenza della stessa cultura, come condizione assolutamente necessaria per un’armoniosa integrazione sociale che si traduce nella formazione della personalità. È un processo dinamico che non si consuma mai nella vita umana, ma giorno dopo giorno diventa un’esperienza arricchente.

L’iniziazione alla vita comunitaria colloca i giovani nello spazio che è loro dovuto nella vita culturale, sociale, politica e religiosa, basata su fasce d’età. Pertanto, in ciascuna fascia d’età, ai suoi membri viene fatta conoscere l’organizzazione sociopolitica, economica, religiosa, morale e sociale che assicura la storia e i segreti della tribù e che è alla base della struttura organica della gente.

L’iniziazione è quindi il fondamento della comunità, il sostegno della religione e la garanzia di continuità e solidarietà. Di conseguenza, l’adulto non iniziato non è apprezzato e manca di uno status sociale che lo nobiliti. Tradizionalmente, coloro che non hanno attraversato riti di passaggio non sono ancora “rinati”1.

1 Cfr. D. Fonseca da,Uma breve síntese de iniciação tradicional”, in Diocese de Bissau, Estágio Diocesano, Bissau, Março de 2004, 1-4. Le persone a parlare nel testo descritto, sono tutti persone iniziati nella tradizione, compreso gli autori stranieri che utilizzeremo. Anche se dalla mia parte la conoscenza è ancora limitata, appunto per non essere iniziata tradizionalmente, ci affidiamo a questi esperti della tradizione.

fascie etarie e iniziazione maschile del gruppo etnico bijagó

Le fasce d’età e le fasi iniziatiche

Le fasce d’età, per la società Bijagó, viene considerata con rigore perche consente la divisione dei compiti e delle responsabilità tra i membri del villaggio (tabanka) in base alle loro capacità, che dovrebbero aumentare con l’istruzione, educazione e l’esperienza. Una classe di età passa alla classe successiva solo quando un altro gruppo ha raggiunto lo stesso livello di età. Quindi, nessuno lascia volontariamente una categoria di età, ma solo dopo essersi sottomesso agli obblighi, ai doveri e alle restrizioni che ogni fase impone loro.

In questo modo, l’individuo viene lentamente integrato nel corpo sociale, in un lungo processo di socializzazione, attraverso il quale viene trasmessa la conoscenza della società e della sua organizzazione. Tutti avanzano lentamente verso la maturità, attraversando le varie fasi, passando le diverse fasce d’età, sottoponendosi alle innumerevoli cerimonie di iniziazione che mantengono e trasmettono i valori fondamentali di coesione del gruppo.

Come “processo iniziatico”, alcune isole comincia con la fase denominata kadene (dai 6 ai 11 anni), invece altre, con la fase Kanhokám, corrispondente alla fase della adolescenza (dai 12 ai 17 anni). Poi viene quella denominata Kabaro (dai 18 ai 27 anni) che può essere considerata come una fase più preparatoria per il fanadu (iniziazione) che porta alla fase denominata Kamabí (dai 27 ai 35 anni) cui membri sono già iniziati. Dopo quella di Kamabi ci sono altre due fasi, Kachuka e Okotò, legate alla maturità tradizionale.

Tutte le fasi precedenti all’iniziazione/fanadu sono importante come processo formativo agli adolescenti e ai giovani Bijagó, ma le fasi Kanhokám e Kabaro sono le due principali che sono tenute in conto prima del dell’iniziazione, principalmente la fase di Kabaro; è un processo che può essere chiamato di “pre-iniziazione o di preparazione all’iniziazione”. Per riferirci all’iniziazione usiamo anche la parola fanadu, in creolo, e manrach, in bijagó.

Kadene

La fase di Kadene (2° fascia d’età), inizia quando il bambino indossa il kampende, che è una cintura fatta di perline e indossata sui fianchi. La cerimonia si svolge tra i 5 e i 7 anni e il suo obiettivo principale è quello di avvisare i ragazzi di rispettare e obbedire ai loro genitori e anche di insegnare loro alcuni compiti, come tagliare il legno, proteggere le piantagioni e il raccolto, aiutare la madre a raccogliere i molluschi del mare e frutti del bosco. Durante questa fascia d’età, che dura circa cinque anni, ballano con un piccolo tamburo e indossano un koporó o kodongoma, che è un anello per decorare la caviglia, fatto di pietre di mango insieme ad alcuni gusci di vongole. In questa fase i bambini cominciano ad imparare che il villaggio (Tabanka) è l’unità di vita e grandezza, non di debolezza e individualismo. Questa fase è sotto la responsabilità del Kanhokám (gruppo di età sucessivo).





Kanhokám

È la fase della adolescenza (Kanhokám) dove l’individuo entra in un quadro più ampio della socializzazione, e comincia a ricevere i primi insegnamento della tradizione, avere la prima conoscenza del potere delle piante medicinali. Il Kanhokám riceve un oggetto (braccialetto…) che userà sul suo corpo, evocando lo spirito koratrakó contro gli stregoni o nemici.

Come fascia d’eta corrisponde alla terza e come “processo iniziatico”, è la prima cerimonia o fase da svolgere nel gruppo etnico Bijagós, chimata anche Kampendi1; questa è la porta d’accesso ad altre cerimonie, ossia, ad altre fasi. Coloro che si sono comportate male nel villaggio e nella società, durante le cerimonia di kunha garandesa2, vengo rimproverari o puniti.

In questa fase, quindi i primi insegnamenti e conoscenze sono quelli di rispettare gli anziani, aiutare tutti i bisognosi del villaggio, ecc. Agli adolescenti vengono insegnati le danze tradizionale, e sono iniziati nella vita religiosa della società Bijagó. Le istruzioni di gruppo vengono impartite nel mato sacro o nella baloba (tempio)3. Gli adolescenti in questa fase sono la forza trainante del villaggio; sono utili in tutto il lavoro che si svolge in esso.

Le attività principali sono le danze nei diversi villaggi (tabanka)4. Gli ornamenti più importanti sono maschere di legno che rappresentano pesci marini pericolosi, come il pesce martello, il pesce spada, ecc. A seconda del ritmo del tamburo, la persona balla rappresentando un certo animale, per esempio la vaca bruto, che verrà identificato durante l’intera fase di kanhokam. L’adolescente deve mostrare tutto il suo coraggio e la sua competenza. È una fase molto importante per avviare la persona nella sua identità tradizionale. Questa fase di kanhokamidadi può durare di più del corrispondente alla fascia di età, e é sotto la responsabilità del Kabaro (gruppo di età sucessivo).

1 Bisti kampendi significa accettare di ricevere gli insegnamenti della tradizione.

2 È un modo di pagare con prodotto della terra gli insegnamenti della tradizione ricevuti dagli anziani. Durante le cerimonie formative per la conoscenza della tradizione, i partecipanti offrono da mangiare e da bere agli anziani nella foresta sacra dove sono radunate per ricever gli insegnamenti.

3 La Baloba è il luogo di culto tradizionale. Em lingua bijagó è una costruzione chiamata kandjá kamotó, ou kandjá kaukinka, è la casa sacra più importante, destinata agli antenati del clan, a cui appartiene il villaggio (tabanka).

4 La danza è un simbolo del ritmo della vita di ogni persona, una cellula del tessuto delle relazioni umane, un simbolo dell’alternanza di stagioni, siccità e pioggia, un simbolo delle comunicazioni tra i due mondi, quella degli esseri umani e il di esseri sovrumani.

kabaro

Kabaro corrisponde alla quarta fascia d’età, quella della gioventù, e alla seconda tappa delle cerimonie prima del fanadu. In questa fase, il giovane partecipa con piu frequenza alle cerimonie di Kunha grandesa, e riceve più spesso gli insegnamenti dei garandi (anziani). Gli insegnamenti sono impartiti nella foresta sacra, in modo che gli altri che non si trovano in questa fase, non possano conoscere i segreti della tradizione, e sono più completi, approfonditi secondo le esigenze della stessa fase. È una fase in cui la persona deve già essere molto responsabile nella vita. Con ciò che hai appreso nella fase precedente é già consapevole di cosa fare e come comportarsi. Ogni giorno la persona diventa piu adulta e piu responsabile.

Durante questa fase, i giovani devono sottoporsi a importanti cerimonie prima di passare a quella successiva. Le offerte che devono offire ai loro anziani e al padre, possono essere mucche, molti pesci, grandi quantità di olio di palma e vino di palma, ecc. In altre parole, il gruppo ha una grande responsabilità per la vita del villaggio (tabanka). Il Kabaro, oltre a pagare la grandezza ai garandi (adulti), ha diversi compiti, che richiedono forza fisica e abilità. E non può rifiutare alcun compito, poiché sa che verrà punito se incorre in una disobbedienza agli anziani.

I giovani vanno ballando da tabanka a tabanka, specialmente durante la stagione secca, rallegrando le notti dei loro residenti con il ritmo veloce del tamburo. In questa fase la danza è già ben strutturata: il capo del ballo adornato come il toro selvaggio (baka brutu), guida il coro dei suoi coetanei. Le canzoni, i tamburi, le cadenze del ballerino producono un’atmosfera di gioia, capace di sedurre l’attenzione di tutti gli abitanti del villaggio.

In questa fase la persona viene punita piu severamente, se si è comportata male o non ha messo in pratica gli insegnamenti che ha ricevuto nella fase precedente. I castighi hanno due significati: punizione per tutte le trasgressioni commesse dai giovani e prova della loro forza per affrontare le sofferenze fisiche che incontreranno nella vita. In passato, le punizioni erano molto forti, ma ora sono diminuite, gli anziani si concentrano maggiormente sugli insegnamenti.

In ogni anno le cerimonie di garandesa possono essere fatte tre volte, entro un periodo da nove a dieci anni, fino che si completerà questa fase, cioè quando i giovanni saranno preparati per realizzare la vera e propria iniziazione, il fanadu o manrach, in lingua Bijagó. Nelle cerimonie di kunha grandesa, i consigli sono dati a tutti in generale, ma poi se qualcuno è interessato a continuare ad approfondire la tradizione va direttamente dagli anziani. Questa fase è sotto la responsabilità del Kamabi (gruppo di età sucessivo già iniziato).

Iniziazione/Fanadu/Manrach

Dopo aver dimostrato la propria responsabilità nelle precedenti fasi, in particolare per quanto riguarda il rispetto per gli anziani, il giovane è ammesso alle cerimonie di iniziazione. Distribuisce tutti i suoi beni ai genitori, mogli e amici, fino all’ultimo oggetto personale: sta per diventare un membro adulto della società e, quando tornerà nel suo villaggio non deve ricordare nulla della sua giovinezza, poiché sarà un’altra persona. Ci sono tre periodo importante dell’iniziazione:

Periodo prima dell’entrata nella foresta sacra

Prima di tutto, tutti i villaggi devono chiedere, attraverso un’importante cerimonia in cui una mucca viene uccisa, il privilegio di ottenere il fuoco sacro per il fanadu dei loro giovani. Quando tutti gli anziani concordano sulla data, i giovani vengono sistemati nelle capanne sacre. Il giorno successivo iniziano a ballare da villaggi a villaggi, accompagnati da ragazze e giovani donne. Annunciano l’arrivo del fanadu e salutano la gente.

Dopo che ognuno dei giovani ha riconosciuto i propri genitori di fronte a tutti, le moglie o le findanzate, dando loro dei regali, inizia una lunga notte di balli e ringraziamenti. Il giorno dopo entrano nella foresta. Il capo dei giovani con il sacro fuoco in testa conduce il gruppo verso l’ingresso del fanadu. I giovani formano un’unica fila indiana e, con determinazione, seguono gli anziani, portando i simboli religiosi del villaggio. Due Kamabí, cioè, iniziati, salutano i nuovi arrivati ​​nel regno delle scimmie con gesti tipici, a cui assomigliano tutti i non iniziati.

Periodo nella foresta sacra

L’iniziazione come viene definata dall’antropologo L. Scamtamburlo, è il «ventre» che riceve la personalità dei nuovi membri della società bijagó. Tutti devono obbedire e imparare ciò che viene loro insegnato e sperimentato in questo ambiente. Molti insegnamenti vengono impartiti attraverso l’esperienza di una nuova vita nella foresta, lontana dalla vita quotidiana della tabanka. I partecipanti sono in contatto, con i loro anziani, con i loro antenati e con lo spirito di Orébok, che rivelerà loro i segreti della vita e della tradizione. I primi giorni sono molto difficili, a causa della scarsità e della qualità del cibo, ma fa parte del rituale. Ci sono anche cerimonie di batutte/punizioni.

Quando i giovani entrano nel luogo sacro del fanadu, appartengono allo spirito chiamato iran di fanadu o spirito delle cerimonie di iniziazione, e non possono tornare al villaggio o fare ciò che vogliono, ma solo ciò che viene loro detto di fare, attraverso gli anziani, dopo aver consultato lo spirito protettore del fanadu che parla per mezzo del tamburo sacro o Bombolon. A ciascuno viene dato il nome di un antenato per designare la propria posizione attuale o ciò che la società si aspetta da loro. Questo dono del nome sacro è fatto il giorno dell’entrata nella foresta sacra, e simbolizza un’alleanza tra il candidato, gli antenati, gli anziani – i maestri delle cerimonie – e le fasce d’età degli adulti e dei nuovi iniziati.

Pochi giorni dopo che il nome è stato dato, viene fatto il rituale del bagno, dove i candidati vengono portati in spiaggia al mattino presto, per essere immersi nel mare per un bel po’ (tra 10-15 minuti). Simbolicamente il rituale significa rimuovere la contaminazione della vita vecchia, cancellare il passato, purificare, trasformare e rigenerare. Dopo questo bagno, è il momento del grande crocevia in cui saranno pienamente istruiti sulla vita o, secondo la stessa terminologia, gli anziani apriranno i loro occhi alla vita.

Uno degli insegnamenti é imparare la storia, le pratiche religiose, la filosofia del villaggio, porre domande allo spirito orébok, riconoscere i iritmi suonati dal bombolom (strumento sacro), le forme di saluto fra di loro. Per esempio, quando due bijagós si incontrano, si stringono le mani per primo e si dicono il nome acquisito nel fanado; poi ognuno di loro porta la mano al suo cuore, stringe di nuovo le mani e mette la mano destra sulla spalla sinistra. Infine, si mette alla prova la capacità dei giovani a diventare i futuri interpreti della tradizione.

Inoltre, l’iniziazione insegna, attraverso la disciplina e l’obbedienza agli anziani, come i giovani possono autocontrollare e subordinare le proprie ambizioni personali ai bisogni della comunità. Insegna ai giovani a rispettare i loro anziani, a essere ospitali, a condividere con tutti e a sviluppare un atteggiamento di autenticità e sincerità nell’affetto e nelle idee quando hanno a che fare con la comunità, alimentando così lo spirito di unità nella tabanka.

Un altro rituale che viene fatto è quello del tatuaggio o scarificazione. In passato, la circoncisione veniva effettuata, ma oggi non viene più eseguita per evitare problemi di infezione nei giovani. Si dice che il tatuaggio o la scarificazione sul petto e sull’addome sostituisce la circoncisione. Con i tagli fatti, i giovani si fanno forti per resistere al dolore; rende un punto di onore non esternare la propria sofferenza. Con questo segno sull’addome il Bijagó iniziato viene riconosciuto nella sua origine. Attraverso questa pratica, il giovane iniziato perde sangue sulla terra, il che significa tradizionalmente che ha innaffiato la terra con il suo sangue. Anche questo rito simbolizza un patto tra il candidato e il mondo invisibile, gli antenati.

Con il rito del bagno e del tatuaggio, il giovane, simbolicamente, perde tutto ciò che era in lui “selvaggio”, e così diventa un iniziato, un nuovo uomo. Questa novità è totale, generale e non deve rimanere solo in teoria ma soprattutto nella pratica. Sono i suoi comportamenti, la sua vita concreta a testimoniarlo come un iniziato, un uomo nuovo. In questa fase, il tempo in cui l’iniziato rimane nella foresta sacra (baraka di fanadu, in creolo) sono più o meno circa tre mesi.

Finito questo periodo, gli iniziati passano alla fase Kamabi, corrispondente alla quinta fascia di età che finisce quando i giovani kamabi accompagnano altre giovani all’iniziazione. Dalla prima fase (Bisti kampendi/kanhokam) fino ad arrivare alla fase Kamabi, sono necessari circa venti a ventidue anni.

Il giorno dell’uscita dalla foresta, gli antichi Kamabí (iniziati), vestiti di perizoma di pelle rituale, ballano per l’ultima volta i ritmi del fanadu e affidano la loro responsabilità al nuovo gruppo di neo iniziati, che saranno ora i nuovi trasmettitori della tradizione: questo perché la parte essenziale del fanadu è calpestare il terreno, nello spazio sacro della foresta, dove gli antenati hanno iniziato e ripetuto le stesse cerimonie. Con questo gesto, lo spirito della cultura Bijagó è entrato nel giovane per renderlo una persona adulta e responsabile, in grado di continuare la tradizione.

Uscita della foresta e ritorno al villaggio

Il reinserimento nella società dell’iniziato, ora dotato di un nuovo status, questa volta un adulto, è caratterizzato da una grandiosa celebrazione dell’uscita trionfale dell’iniziato dalla foresta sacra. Questa celebrazione segna la vittoria della vita sulla morte, della cultura sulla natura, del coraggio sulla paura. Le persone attendono l’arrivo di nuovi giovani adulti con grandi aspettative e gioia. Il bombolom annuncia il loro ritorno.

Le capanne utilizzate durante le cerimonie di iniziazione vengono bruciate, in modo che nessuno le veda più. Arrivano con i volti coperti di fazzoletti, vestiti con foglie di palma e portano una lunga lancia di legno e uno scudo fatto di canna (giunco), il simbolo dei Kamabi/iniziati, i guerrieri. Sulla testa indossano un cappello triangolare fatto con foglie di cibe. Eseguono la danza dei giovani adulti di fronte a tutti.

Quando la prima parte della danza è finita, gli uomini più anziani chiamano il capo delle donne anziane e gli dicono solennemente: «Eccoci di nuovo come eravamo il giorno in cui siamo entrati nel fanadu/manrach». Il lungo e arduo cammino verso la piena maturità è iniziato ora e l’iniziazione li ha preparati per questo.

Di fronte ai simboli del fanado (il fuoco sacro il e Bombolom), seguono altre danze che presentano le attività della vita quotidiana, così necessari per sopravvivere. Per esempio, la danza del taglio della foresta per mezzo del machete, per preparare il campo di riso; la danza sul vecchio modo di piantare semi con un bastone; la danza come è il remare, ecc.

Il ritmo veloce e allo stesso tempo armonico della danza mostra come, nella foresta, i giovani hanno imparato il valore del gruppo: il Bijagó è un adulto se agisce insieme agli altri. Il gruppo esegue la danza delle scimmie quando escono dalla foresta in cerca di cibo, rappresentano quindi il comportamento dei giovani prima del fanadou, quando non avevano ancora conosciuto le leggi dei Bijagós ed è per questo che erano come scimmie, ognuna per sé e gelose.

Le cerimonie si concludono con la danza della caccia all’ippopotamo, l’animale simbolo di irrazionalità e forze contrarie alla vita: il grido all’unisono vuole affermare la volontà di agire di uno per tutti e tutti per uno, per continuare le tradizioni, che gli anziani e gli antenati, tornando al posto del fanadu, insegnarono loro.

Fase post fanadu: Kamabi

In creolo i giovani di questa fascia d’età (che corrisponde alla quinta) sono chiamati mandjidu, che significa «scelto» o «sacro». Questo periodo può durare da sei a nove anni, due anni dopo le cerimonie di iniziazione nella foresta (B. manrach). È la fascia di età più dolorosa, un lungo rito di passaggio verso una vita adulta più responsabile. Durante questo periodo gli iniziati non possono entrare o dormire in nessuna casa, ma in una semplice capanna nel mezzo della tabanka.

I giovani adulti kamabi non hanno nulla, nemmeno i loro abiti, i loro abbigliamento tradizionale è un semplice perizoma fatto di pelo di capra, una sciarpa intorno alla testa, che indica lo stato di «scelto», e una lunga lancia di legno con due estremità, con uno scudo ovale o un gancio. La spada e lo scudo sono i simboli di guerra e forza. Oggi, in quasi tutte le isole, i kamabi indossano anche altri tipi di abiti europeei….

I kamabi devono fare i lavori più pesanti del villaggio (tabanka). Gli anziani possono chiedere loro qualsiasi aiuto e non possono rifiutare. Praticamente tutto questo periodo viene impiegato lavorando e cercando i beni necessari per pagare agli anziani per quando hanno ricevuto da loro. Tutto ciò contribuisce a unire gli abitanti del villaggio. È durante questo periodo che le amicizie aumentano di giorno in giorno e rimangono per il resto della loro vita.

Questa fase termina solo quando l’iniziato porta altri giovani al fanadu. Se per caso ci vuole molto tempo per essere realizzato il fanadu, è così che la persona continua, cioè nella fase di kamabi. Dopo questa fase di kamabi, gli iniziati vengono chiamati okontum. Significa che la persona è garandi (adulta), non deve più cucinare garandesa per gli anziani, quindi anche lei passa a ricevere il riconoscimento di coloro che stanno ancora nelle fasi anteriore.

Dopo segue la fascia dell’età adulta, dai 36 ai 55 anni, chiamata «Kachuká». Il kachuká può sedere nello stesso posto nell’Etute1 con gli anziani e ricevere i doni offerti dai membri più giovani della tabanka. Inoltre, possono sposarsi secondo la cerimonia tradizionale, costruire la propria casa e avere la propria terra.

Poi segue la fascia d’età degli anziani, con più di 55 anni di età, chiamta «Okotó». Come tale, non hanno più figli e si prendono cura dei loro numerosi discendenti, osservandone la crescita e lo sviluppo, insegnando loro le loro tradizioni in modo che crescano sani e saggi. Man mano che invecchiano, i loro pensieri sono sempre più diretti al giorno del passaggio verso la terra dei loro antenati.

La tradizione, é pertanto, nelle mani di questi saggi anziani, che non cessano di ricercare la comunione con i propri antenati, per conservare lo spirito della tradizione e ristabilire l’armonia della comunità ogni volta che si rompe. Perciò, nell’iniziazione la relazione che si stabilisce tra l’iniziando e il mondo degli antenati é qualcosa di indispensabile, perché i giovani, attraverso gli anziani, possano essere posseduti dallo spirito della cultura bijagó che sono chiamati a perpetuare. Senza i riti di iniziazione, non ci sarà continuità della tradizione, quindi la tradizione é un tesoro da custodire2.

Sr. Anélia Gomes de Paiva MC

1 Luogo in cui si incontrano il consiglio degli Anziani, formato dagli uomini e dalle donne del villaggio sopra i 55 anni che esercitano potere all’interno del gruppo.

2 Per parlare delle fasce d’età, dei riti di iniziazione maschile sono stati utilizzati i seguenti riferimenti: L. Scantamburlo, Etnologia dei Bijagós dell’isola di Bubaque, Instituto Nacional de Estudos e Pesquisas (INEP) e Instituto de Investigação Cientifica Tropical (IICT), Lisboa, 1991, pp. 35-39, 49-51 (è stata l’opera più consultata in tutto il lavoro); «La storia del fanado a Bubaque», in «Infor-Pime», n.70, 2003, 78-88; A. Imbombo, Initiation en milieu Bijago, in «Infor-Pime», n.70, 85-88; C. Henry, Les îles où dansent les enfants défunts. Âge, sexe et pouvoir chez le Bijagos de Guinée-Bissau, CNRS, Paris 1994, p. 119s; Ricerche di campo: Intervista sui riti di iniziazione tradizionale con A. Barbosa – A. Adelino – B. Ocanto, 2017 – 2019.

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